mercoledì 17 ottobre 2012

Corridoi


“The Brain has Corridors – surpassing
Material Place”.
(Emily Dickinson)


Dietro la porta c’era polvere, ruggine, tesori sepolti. C’era un corridoio che portava… No. Questo era il sogno.  La realtà erano divani scomodi, e uno stereo che non funzionava. Il fascino del proibito su una bambina di quattro anni.

Ossessionata, da allora non ho fatto che aprire e chiudere porte, sbirciare, toccare, nascondere. Ma quella porta è ancora lì. Conduce a una teoria di stanze chiuse a chiave: a volte è un caveau con enormi maniglie, a volte una cantina, scura e ben fornita.

Altre volte la porta è socchiusa e dietro c’è una stanza che fa male a pensarci. 







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